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Epigenetica e invecchiamento: cosa ci dice il nuovo atlante della metilazione del DNA

Epigenetica e invecchiamento: cosa ci dice il nuovo atlante della metilazione del DNA

Invecchiamento ed epigenetica

L’invecchiamento che vediamo nel corpo ha radici profonde nei nostri geni. Non parliamo di mutazioni permanenti, ma di epigenetica: modifiche che regolano l’attività dei geni senza cambiare la sequenza del DNA. Il processo chiave è la metilazione del DNA, cioè l’aggiunta o la rimozione di gruppi chimici (metile) che funzionano come interruttori. Con l’età, questo sistema diventa meno preciso: si creano squilibri nell’espressione genica, che riducono la funzionalità degli organi e aumentano la vulnerabilità alle malattie.

Il grande atlante epigenetico

Come riportato da Callaway (2025) su Nature, un team internazionale ha raccolto oltre 15.000 campioni di tessuto umano (da 18 a 100 anni di età), analizzando 17 tipi diversi di tessuto e più di 900.000 siti del DNA. Il risultato è un vero e proprio atlante dell’invecchiamento epigenetico, una risorsa open-access che mostra come i pattern di metilazione cambino nel corso della vita adulta.

Non tutti i tessuti invecchiano allo stesso modo

Alcuni tessuti accumulano più rapidamente cambiamenti epigenetici: retina e stomaco risultano i più vulnerabili, con livelli di metilazione che arrivano fino al 63%. Altri, come la cervice e la pelle, invecchiano più lentamente, con valori intorno al 39%. In tessuti come muscolo scheletrico e polmone, sorprendentemente, la metilazione tende addirittura a diminuire con l’età.

I geni coinvolti

Lo studio ha identificato marcatori comuni di invecchiamento:

  • HDAC4 e HOX: legati a declino cellulare e senescenza.
  • MEST: collegato a obesità e diabete.
  • PCDHG: la loro alta metilazione è associata a declino cognitivo e riduzione della sostanza bianca cerebrale.

Implicazioni terapeutiche

Questo atlante non è solo una mappa, ma un potenziale strumento terapeutico. Sapere come la metilazione cambia con l’età aiuterà a:

  • individuare nuovi target molecolari per terapie anti-ageing,
  • passare da un approccio centrato sulle singole malattie legate all’età a considerare l’invecchiamento come un fenomeno unitario.

Non solo: fattori di stile di vita come alimentazione, sonno, esercizio e gestione dello stress sono già correlati a pattern di metilazione “più giovani”. Questo significa che le nostre scelte quotidiane possono influenzare direttamente il modo in cui i nostri geni “si comportano” nel tempo.

I limiti

Lo studio copre circa 900.000 siti epigenetici, ma il genoma umano ne contiene circa 30 milioni: non abbiamo ancora il quadro completo. È comunque un passo enorme verso la comprensione di come il tempo lascia la sua impronta biologica.

Conclusioni

Il nuovo atlante epigenetico (Callaway, 2025) mostra che l’invecchiamento non è scritto in modo fisso nei geni, ma è modulato da processi dinamici e, almeno in parte, influenzabili. Questo rafforza una visione cara alla medicina funzionale: prendersi cura di alimentazione, movimento, sonno e gestione dello stress non significa solo vivere meglio oggi, ma anche rallentare l’impronta biologica dell’invecchiamento. In altre parole, il nostro stile di vita può scrivere – o cancellare – parti della storia che i geni raccontano.

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Reference: Callaway E. (2025). Huge epigenetic atlas reveals how ageing changes our genes. Nature, Published 11 September 2025. https://www.nature.com/articles/d41586-025-02735-z

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