Nel percorso di medicina funzionale, la gestione dello stress e delle relazioni rappresenta uno dei pilastri fondamentali della salute.
Spesso pensiamo allo stress come a un sovraccarico di impegni, lavoro o responsabilità. In realtà, una delle principali fonti di attivazione
del sistema nervoso è la dinamica relazionale: il modo in cui diamo, chiediamo, ci mettiamo a disposizione e rispondiamo alle esigenze degli altri.
Molte persone — soprattutto donne — vivono un altruismo costante, generoso, ma spesso sbilanciato. Un altruismo che finisce per svuotare, perché nasce da automatismi profondi: il bisogno di non deludere, la paura di essere “troppa”, il timore di mettere limiti, la convinzione che per aiutare bisogna sacrificarsi.
E poi arrivano irritabilità, stanchezza, confusione, perdita di lucidità. Il cervello va in modalità “allarme” e non abbiamo più risorse da offrire a nessuno.
Ma qui arriva il punto cruciale:
non è egoismo mettere limiti.
Non è egoismo prendersi cura di sé.
È responsabilità.
Perché esiste un altruismo che consuma e un altruismo che nutre.
🟡 L’altruismo che consuma
È quello che nasce dal bisogno di sentirsi utili, di compiacere, di non deludere.
È un altruismo che vive sulla paura di dire “no”, sulla fatica di ascoltarsi, sul timore che prendersi uno spazio venga interpretato come egoismo.
Ma quando dai da un bicchiere vuoto, l’aiuto perde qualità… e tu ti perdi nel processo.
🟢 L’altruismo che nutre
È quello che nasce dalla pienezza.
Ti ascolti, ti ricentr i, ti ricarichi — e solo allora il tuo aiuto diventa chiaro, stabile, autentico.
Questo non è egoismo: è altruismo maturo.
È il modo più efficace per esserci davvero, senza smarrire te stessa e senza portare il peso del mondo sulle spalle.
La verità è semplice:
👉 se ti riempi, puoi dare di più.
👉 se ti rispetti, aiuti meglio.
👉 se ti prendi cura di te, sei una risorsa anche per chi ami.
Dal punto di vista neurofisiologico, questo meccanismo ha un costo chiaro:
➡️ il sistema nervoso autonomo rimane in iperattivazione,
➡️ il ciclo circadiano si sbilancia,
➡️ l’asse HPA lavora in modo disordinato,
➡️ l’energia mitocondriale crolla,
➡️ l’infiammazione di basso grado aumenta.
È qui che entra in gioco il concetto centrale del video:
non possiamo aiutare gli altri se il nostro “bicchiere” è vuoto.
Nella medicina funzionale, questo principio non è psicologia spicciola:
è fisiologia pura.
Quando ti svuoti per aiutare
Il corpo interpreta questa dinamica come una minaccia costante. Il cervello attiva strategie di sopravvivenza, riducendo la capacità di concentrarsi,
di regolare le emozioni, di essere presenti.
La qualità delle relazioni peggiora: non perché non vogliamo aiutare, ma perché siamo in riserva.
Quando ti riempi per prima
Il sistema nervoso si riequilibra. La corteccia prefrontale torna a essere funzionale. Le risorse energetiche e cognitive aumentano.
E da questo stato nasce un altruismo diverso: stabile, lucido, capace di rafforzare — anziché indebolire — le relazioni.
In questo senso, prendersi cura di sé non è egoismo, ma un atto di responsabilità verso il proprio corpo, la propria salute
e le persone che ci stanno accanto.
Come lavoro su questo tema in ambulatorio
Nel mio approccio integrato combino:
- analisi oggettive (BIA-ACC, PPG Stress Flow, HEG) per valutare il sistema nervoso, l’energia e il carico stressorio;
- comprensione delle dinamiche relazionali attraverso il modello delle 5 sedie
- strategie di regolazione del sistema nervoso (respirazione, mindfulness, neurofeedback, stile di vita);
- accompagnamento al cambiamento attraverso strumenti di coaching e autoconsapevolezza.
Il risultato è un percorso che aiuta la persona a ritrovare energia, gestire lo stress, creare confini sani e costruire relazioni più chiare e luminose.
Perché questo video è importante
Mostra qualcosa che ripeto spesso in ambulatorio:
la tua energia non è infinita.
Va coltivata, protetta e fatta circolare in modo intelligente.
Solo così lo stress si riduce da