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MUS sono sintomi vaghi e aspecifici che la medicina funzionale aiuta a interpretare.

MUS: quando i sintomi non hanno (ancora) una diagnosi

Medicina funzionale e MUS: sintomi vaghi e aspecifici come segnali precoci di squilibrio

MUS: quando i sintomi non hanno (ancora) una diagnosi

Che cosa sono i MUS

I MUS, acronimo di Medically Unexplained Symptoms, sono sintomi fisici che persistono nel tempo, talvolta anche per mesi o anni, senza che gli esami clinici standard riescano a fornire una spiegazione chiara o una diagnosi precisa.
Possono riguardare diversi apparati:
– dolori muscolari e articolari
– cefalea o emicrania
– stanchezza cronica
– disturbi gastrointestinali (gonfiore, diarrea, stipsi, dolore addominale)
– palpitazioni, vertigini, dispnea
– disturbi cutanei come prurito o dermatiti.

La prevalenza è elevata: si stima che fino al 30–40% delle visite in medicina generale abbiano a che fare con MUS.

Perché si chiamano “inspiegabili”?

“Inspiegabili” non significa immaginari. Significa che la medicina convenzionale non trova, tramite gli strumenti diagnostici tradizionali, un danno organico evidente.
Le ipotesi più accreditate chiamano in causa:
– neuroinfiammazione di basso grado
– alterazioni dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene)
– squilibri del sistema nervoso autonomo
– iperattivazione dell’amigdala e delle reti dello stress
– fattori psicosociali (stress cronico, traumi, ansia, depressione)
– alterazioni del microbiota intestinale e della permeabilità della barriera mucosale.

Conseguenze per il paziente

I MUS hanno un impatto rilevante sulla qualità della vita:
– riduzione dell’energia
– difficoltà lavorative e sociali
– rischio di polifarmacoterapia (più farmaci, spesso senza reale beneficio)
– sensazione di non essere ascoltati o presi sul serio.

Questi aspetti possono alimentare un circolo vizioso: il sintomo genera ansia, l’ansia amplifica il sintomo.

L’approccio della medicina tradizionale

Generalmente si procede per esclusione: analisi, imaging, consulti specialistici.
Quando non emergono patologie specifiche, spesso il paziente riceve trattamenti sintomatici (analgesici, ansiolitici, gastroprotettori) senza affrontare la radice del problema.
In alcuni casi si ipotizza un disturbo somatoforme, ma questa etichetta rischia di aumentare lo stigma.

Il valore della medicina integrata e funzionale

La medicina funzionale interpreta i MUS come un campanello d’allarme precoce di squilibri sistemici. Non sono “non spiegabili”, ma “non ancora spiegati” con i paradigmi classici.
Gli strumenti utili sono:
– Valutazioni funzionali: BIA-ACC per la composizione corporea e lo stato infiammatorio, PPG Stress Flow per l’equilibrio del sistema nervoso autonomo, HEG per la perfusione cerebrale.
– Analisi del microbiota e parametri infiammatori.
– Stile di vita: alimentazione antinfiammatoria, gestione dello stress, sonno regolare, attività fisica calibrata.
– Mindfulness e coaching: per migliorare la consapevolezza corporea, gestire ansia e frustrazione, rafforzare l’autoefficacia.

L’obiettivo non è solo ridurre i sintomi, ma potenziare la salutogenesi, cioè i meccanismi che sostengono la salute.

Il ruolo delle neuroscienze

Le neuroscienze mostrano come i MUS siano associati a un’alterata comunicazione tra cervello e corpo.
In particolare:
– le reti cerebrali della percezione del dolore (insula, corteccia cingolata) risultano ipersensibili
– la corteccia prefrontale fatica a modulare le risposte emotive
– lo stress cronico abbassa la soglia percettiva ai segnali interni del corpo (interocezione).

Non è “tutto nella testa”: è un dialogo disfunzionale tra cervello, sistema nervoso e organi periferici.

Conclusioni

I MUS rappresentano una sfida clinica e un’opportunità: se letti con uno sguardo sistemico, diventano indicatori precoci di squilibri che, se trascurati, possono evolvere in patologie croniche.
Un approccio integrato permette di:
– ascoltare il paziente nella sua interezza
– intercettare squilibri funzionali
– personalizzare strategie di prevenzione e cura.

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